Bentrovati 🙂
La mia nuova avventura comincia oggi. E non posso che partire da un punto che, da artista e formatore, mi sta molto a cuore.
Secondo me non ha senso chiedersi se la capacità di emozionare la gente con un manico di scopa e due corde di metallo tirate attraverso sia meglio o peggio del virtuosismo di un Di Meola, di un Lane o di un Malmsteen. Soprattutto, non ha senso partire da questo per chiedersi se migliorare la propria tecnica possa significare tradire la propria Arte.
Personalmente, ho il sospetto che al Partito del Feeling A Tutti I Costi si iscriva soprattutto chi sente di non essere (o pensa di non poter essere) un buon musicista. I buoni musicisti con feeling non si curano di discutere se sia meglio la tecnica o il sentimento, suonano al loro meglio e basta.
Il fatto è che i musicisti tecnicamente mediocri e senza feeling non li ascolta nessuno: da qui l’errata percezione – ascoltando un musicista dal talento enorme che suona musica in apparenza semplice – che la musica migliore sia quella che richiede meno tecnica.
Non sono qui per dare giudizi. Quello che so, è che in vent’anni di attività professionale ho visto centinaia di musicisti alle prese con problemi di ogni tipo. Ne ho visto anche parecchi mollare tutto e darsi al calcio o all’ippica (abbonamento Sky) perché troppo frustrati dalle difficoltà o perché vittime di problemi fisici. Date un’occhiata alla pagina Le richieste di aiuto, e avrete un’idea di ciò di cui parlo.
Ancora oggi tutti, sostanzialmente, partono dall’idea che uno è portato per la musica, o non lo è. Nella maggior parte dei casi poco si fa (e dico anche nelle scuole e nei conservatori) per costruire una base solida alle doti richieste ad un aspirante musicista, parendo che debbano essere per l’appunto innate o che le si acquisisca semplicemente suonando. Questa affermazione, ve lo assicuro, suona quantomeno ingenua a chiunque si occupi di performance umana e non sia un musicista: sarebbe come dire che Usain Bolt si può allenare limitandosi a correre diverse volte al giorno i cento metri a tutta birra (cosa che, molto probabilmente, non fa mai); o che basta mettere il pilota più titolato al mondo alla guida di una monoposto dotata del motore più potente a disposizione, dirgli di tenere il piede giù fino all’arrivo, e sperare così di vincere il prossimo campionato di Formula 1.
Diventare abili nell’utilizzo di uno strumento musicale è ben altro che questo. Il problema sta, forse, nel fatto che quelli bravi ci danno sempre l’impressione di aver posseduto naturalmente le doti necessarie; mente, in realtà, possedevano innanzitutto le qualità predisponenti a costruire le doti necessarie; ed hanno comunque passato la vita a suonare il loro strumento (su questa differenza apparentemente sofistica si gioca, credetemi, il destino di molti).
A chi non appartiene all’esigua schiera dei baciati dalla sorte ma desidera sviluppare appieno il proprio potenziale, non resta che applicarsi con metodo e intelligenza strategica divenendo consapevole – al pari degli strateghi della McLaren o della Ferrari – dei mille aspetti che servono a costruire una qualità di prestazione elevata ed una buona longevità tecnica.
È ciò di cui ci occuperemo in questo sito. Fatevi sentire, potremo fare un pezzo di strada assieme.
Ah, un’ultima cosa. Lo dirò qui e poi basta, lo giuro: col termine musicista mi riferirò su queste pagine a chiunque faccia musica: percuotendo il proprio corpo o oggetti esterni, cantando, emettendo armonie o melodie tramite risuonatori meccanici o elettrici, utilizzando un computer per riprodurre loop o campioni o generare dei timbri elettronici… e qualsiasi altro modo che esista e non ho citato. Tutti dentro, nessuno escluso 🙂
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