La nostra mente è di certo uno degli aspetti più misteriosi e intriganti dell’essere umano. Qualcuno l’ha paragonata ad un computer molto evoluto, ma credo sia del tutto fuori strada; almeno per come pensiamo noi ad un computer.
Spesso ci si è chiesti quale sia la sede fisica della coscienza umana, e di solito la risposta viene individuata nel cervello; chissà se sia vero, e chissà se la domanda ha un senso, dopo tutto.
Una realtà corporea
Io credo fermamente che la nostra realtà sia corporea (ne abbiamo parlato anche qui). Non sono un materialista o un laico di principio, ma sono convinto che senza questo nostro corpo presente non avrebbe senso parlare di emozioni, ricordi, desideri, ideali, amore. Senza cervello non potremmo neanche porci il problema sulla natura della nostra realtà. E senza un corpo che ha assaggiato, sentito, amato, visto, imparato… non avremmo nulla da ricordare, da desiderare… o da suonare.
Quando si parla di rapporto corpo-mente, o di reazioni psicosomatiche, io penso che si tratti di divisioni che non ci aiutano a capire veramente come funziona il corpo.
Se penso alla torta della nonna e mi viene l’acquolina in bocca posso davvero distinguere il contributo della mente da quello del corpo? Il nervo che muove il dito che suona la nota sul mio strumento fa parte del corpo o della mente? E il segnale che arriva al dito e lo fa muovere? E il segnale che dal dito parte per raggiungere il cervello?
Il sistema nervoso
Il nostro sistema nervoso – costituito da cervello, cervelletto, midollo spinale (quello contenuto nella colonna vertebrale) e nervi gestisce e coordina le attività del resto del corpo dal punto di vista funzionale, recettivo, coordinativo. Praticamente ogni parte del nostro corpo è servita da due tipi di nervi, su cui viaggiano segnali elettrici provenienti dall’encefalo o all’encefalo destinati. Attraverso la coordinazione di questi due tipi di segnale manteniamo l’equilibrio delle funzioni vitali, reagiamo a ciò che ci accade intorno, coordiniamo i movimenti, ci muoviamo per cercare piaceri e ottimizzare le nostre sensazioni.
Forza e controllo per il musicista
Per il musicista, un aspetto importante del movimento è, ad esempio, la gestione della forza: quanta forza usare per un certo gesto è determinato da una serie complessa di azioni centrali e locali, tra cui due meccanismi nervosi: i riflessi miotattici (importantissimi, ne riparleremo a proposito dello stretching).
Un elevato controllo del movimento è naturalmente fondamentale per un musicista. Cosa intendiamo per controllo? Il termine – per quanto possa suonare ambiguo) indica una serie di funzionamenti che nulla hanno a che fare con la rigidità o lo sforzo, ma che fa invece riferimento a
- non utilizzare muscoli che non sono necessari (inibizione neuromuscolare);
- non usare una forza inadeguata;
- chiamare in causa i muscoli necessari nella maniera più rilassata ed efficiente (facilitazione neuromuscolare).
A livello centrale il controllo si realizza tramite meccanismi di campo elettrico piuttosto complessi, tramite i quali – attraverso la ripetizione consapevole dei movimenti – impariamo ad ottimizzare il pattern motorio: in pratica, l’ottimizzazione consiste nell’interessare aree del cervello sempre più ridotte per fare lo stesso gesto, fino a ridurlo alla sua massima semplicità. (Perché abbia parlato di ripetizione consapevole, lo vedremo più avanti.)
Spesso nello studio di uno strumento musicale si fa riferimento ad esercizi per l’aumento della coordinazione neuromuscolare (coordinare le dita, coordinare le due mani, coordinare arti superiori e inferiori, coordinare la respirazione ecc.) Come abbiamo visto, però, quando lavoriamo sulla cosiddetta coordinazione stiamo lavorando in realtà solo sul controllo del movimento (nei termini in cui ne abbiamo appena parlato). In altri termini, non esiste una qualità coordinazione allenabile di per sé: se questo fosse vero, ogni esercizio di coordinazione dovrebbe riverberarsi su tutti gli altri.
Ad esempio: se imparo a suonare la chitarra compio certamente un grosso lavoro di coordinazione. Ma se poi giro lo strumento invertendone la posizione (cioè prendo note e accordi con l’altra mano) mi accorgo che non ho aumentato veramente la mia abilità generale: arpeggiare con l’altra mano risulta estremamente difficile, e devo semplicemente reimparare a suonare la chitarra quasi da zero. L’eventuale maggiore facilità che sento è dovuta all’esperienza, alla maggiore facilità di risolvere a monte problemi e questioni coi quali ci siamo scontrati quando imparavamo a suonare.
Dunque ogni gesto complesso (che richiede per definizione una coordinazione di gesti) possiede una propria specificità neuromotoria. Per questo motivo lo studio di uno strumento musicale dev’essere sistematico, e coprire gradualmente tutte le possibili varietà motorie richieste dalla tecnica specifica.
Problemi e difficoltà del musicista
Non è detto che una difficoltà nell’eseguire certi movimenti o certi passaggi sullo strumento dipenda da una scarsa coordinazione o da una bassa maturità motoria nel gesto specifico: come abbiamo visto (qui e anche qui), la limitazione nel compiere un certo movimento può dipendere (nell’individuo sano) da caratteristiche meccaniche (articolazione, legamenti) o fisiologiche (difetto (congenito o acquisito) di sviluppo di certi muscoli) che poco hanno a che vedere con la quantità o qualità del nostro studio. Questa problematica emerge soprattutto quando si valuta l’indipendenza delle dita; in questo caso occorre fare valutazioni su base individuale: ci torneremo. Sono temi che vanno affrontati soprattutto perché ci permettono di determinare la quantità e l’intensità ottimale dello studio musicale su base individuale.
A volte i nervi non funzionano bene non perché abbiamo una malattia a base neurologica, ma perché un qualche tessuto preme (magari temporaneamente) contro un nervo e ne limita la trasmissione. È il caso, ad esempio, della sindrome del tunnel carpale e delle sindromi stenosanti in generale, nelle quali un tessuto infiammato si gonfia, o una botta crea un ematoma, o la particolare posizione di certi tessuti rende più facile che un nervo venga schiacciato in certe posizioni o compiendo determinati movimenti.
In questi casi si avverte formicolio in certe parti del corpo, a volte con limitazione dei movimenti o del controllo. Ma è presto per affrontare questi argomenti, che riprenderemo quando parleremo più approfonditamente delle patologie tipiche e più ricorrenti nei musicisti.
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Grazie a voi ragazzi 🙂
Layout pulito e contenuti eccellenti… grazie!
Eccellente articolo, grazie!